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lunedì 15 novembre 2010

Appia, lo scempio del capannone condonato

( La Repubblica) Trecento metri quadrati di lamiera. Un vecchio, fatiscente prisma costruito nel cuore del parco archeologico e naturalistico dell'Appia antica. Proprio alle spalle dell'acquedotto dei Quintili, che serviva a irrigare la villa di questi patrizi romani sterminati da Commodo per impossessarsi della loro principesca dimora. Ma la cosa più assurda è che il capannone industriale, che spicca tra i campi di Casale della Sergetta, oramai è legale. È talmente malmesso che sembra attenda come una liberazione la spinta di una benna che lo abbatta per sempre mettendo fine all'agonia di questo scempio. Invece i proprietari hanno ricevuto ben due condoni edilizi. Ed è in forza del lasciapassare rilasciato dal Comune nel 2004 e nel 2005 che ora chiedono di fare nuovi lavori.
"Ma noi abbiamo bloccato tutto perché l'iter della domanda di sanatoria non è corretto" denuncia Rita Paris, responsabile per la Soprintendenza archeologica speciale di Roma di questo lembo di terra a ridosso della Regina viarum sul quale, almeno dal Piano regolatore del 1965, vige un vincolo, continuamente disatteso, di tutela integrale: inedificabilità assoluta.
"Stavolta la nostra denuncia non coinvolge il privato, che ha avuto il condono - spiega l'archeologa dello Stato da anni impegnata nella lotta all'abusivismo sull'Appia nel segno della battaglia condotta da Antonio Cederna - ma è rivolta alle istituzioni che hanno rilasciato i permessi. Come ha potuto cinque anni fa il Campidoglio accettare la domanda di sanatoria senza sentire noi che siamo preposti alla tutela? E, adesso, l'Ente Parco ci dica se è ancora interessato alla salvaguardia dell'Appia".
Infatti, nella domanda per il via libera a nuovi lavori di tinteggiatura, ristrutturazione dei bagni e rifacimento delle finestre che la Paris si è vista recapitare all'inizio del mese, sono allegate le due concessioni in sanatoria del 2004-2005 "una per un manufatto industriale, l'altra per un esercizio commerciale: come è possibile?") ma anche un freschissimo lasciapassare dell'Ente parco regionale "che dice sostanzialmente così: va bene ai lavori, purché siano mantenuti i materiali originari" denuncia la Paris. Insomma, tutela di arrugginite lamiere neanche si trattasse di tegole romane.
Stato, Campidoglio e Regione sono le istituzioni principali che gestiscono l'Appia, insieme con i municipi primo e undicesimo e il Comune di Marino. E il 25 novembre il ministro Bondi, accompagnato dal sottosegretario Giro e dal commissario Cecchi, faranno gli onori di casa al sindaco Alemanno e la governatrice Polverini perché alla Villa dei Quintili sarà inaugurato il nuovo percorso espositivo che comprende le recenti scoperte di ambienti, affreschi e mosaici. Ma la villa dei Quintili rischia di essere un'isola felice in un mare di degrado, quello dell'Appia. Dove alla spinta verso nuove costruzioni abusive, alimentata dalle promesse del Piano casa regionale e dal collasso dell'Ufficio condono edilizio comunale, si aggiunge l'assurdo di vecchie sanatorie, ma cariche di conseguenze nefaste per il futuro. Come è il caso emblematico del capannone al Casale della Sergetta. "Perché l'Ente parco non ha chiesto il nostro parere prima di dare il suo ok alle ristrutturazioni? Perché non si è astenuto" si chiede la Paris. Ora i proprietari di quel baraccone - peraltro escluso dal programma di delocalizzazione degli edifici industriali esistenti nel Parco - si ritrovano tra le mani un titolo edilizio. "Dobbiamo far finta di nulla?" insiste Rita Paris: "E se poi quelle lamiere diventano mattoni?"

di CARLO ALBERTO BUCCI

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