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martedì 26 ottobre 2010

Cucchi

La repubblica
Caso Cucchi, chiesto rinvio a giudizio
per medici, infermieri e agenti penitenziari
Due anni di reclusione per Claudio Marchiandi, direttore dell'ufficio dei detenuti e del trattamento del Provveditorato Regionale dell'Amministrazione Penitenziaria e rinvio a giudizio per dodici persone coinvolte nell'inchiesta sulla morte del geometra di 31 anni. Le richieste del pm. Il papà di Stefano: "Chiederemo una perizia definitiva"
Una manifestazione in ricordo di Stefano Cucchi
Chiesto il rinvio a giudizio di 12 persone coinvolte, a vario titolo, nel processo per la morte di Stefano Cucchi, il geometra romano morto il 22 ottobre dello scorso anno all'ospedale Sandro Pertini, a sei giorni dal suo arresto. E' quanto formalizzato dai pm Vincenzo Barba e Maria Francesca Loy al giudice dell'udienze preliminari, Rosalba Liso, nel corso dell'udienza, da oggi aperta anche ai giornalisti dopo la decisione favorevole del Gup alla richiesta formulata dalla Procura.
In particolare, i pm hanno chiesto il processo nei confronti di sei medici e tre infermieri dell'ospedale Pertini e di tre agenti penitenziari. Inoltre, per quanto riguarda un tredicesimo imputato, Claudio Marchiandi, (funzionario del Prap, il Provveditorato regionale amministrazione penitenziaria) che ha optato per il rito abbreviato, i pubblici ministeri hanno chiesto due anni di reclusione.
Lesioni aggravate, abuso di autorità nei confronti di un arrestato, falso ideologico, abuso d'ufficio, abbandono di persona incapace, rifiuti di atto d'ufficio, favoreggiamento e omissione di referto. Sono questi i reati contestati, a seconda della posizione processuale, alle 13 persone coinvolte nell'inchiesta.
Parlando per più di tre ore, il pubblico ministero ha ricostruito la vicenda, a cominciare dal 16 ottobre dello scorso anno quando Cucchi, ragioniere di 31 anni e arrestato la sera prima per possesso di stupefacenti dai carabinieri, fu portato in Tribunale e affidato alle guardie carcerarie per l'udienza di convalida dell'arresto. E' da questo momento, ha ricordato Barba, che ci sono le prime denunce di percosse fatte dall'imputato e confermate poi da un altro arrestato che con lui divideva la cella. Per quanto riguarda il pestaggio di Cucchi, Barba ha escluso che si possano accusare i carabinieri che lo ebbero in consegna dopo l'arresto. Il problema, secondo il pm, è sorto dopo la consegna del detenuto alle guardie carcerarie quando arrivò in Tribunale, a piazzale Clodio.
Barba ha poi ricordato i due ricoveri temporanei di Cucchi all'ospedale Fatebenefratelli intervallati dal suo ritorno a Regina Coeli e, quindi, il successivo trasporto al Sandro Pertini, parlando di evidenti inadempienze da parte del personale dell'ultimo nosocomio, dove il detenuto si è trovato isolato e in pessime condizioni di salute.
Intanto, la famiglia ribadisce l'intenzione di chiedere una perizia definitiva. Lo ricorda Giovanni Cucchi, papà di Stefano, che ha dichiarato: "Il lavoro fatto dai pubblici ministeri noi lo apprezziamo. Certo è che presenteremo alla prima udienza del processo la richiesta affinché venga effettuata una perizia definitiva per accertare le cause della morte di Stefano". Una richiesta mirata a fare chiarezza sulle incongruenze sottolineate dai famigliari di Stefano. "Ci sono elementi determinanti e chiari - ha aggiunto Giovanni - che a nostro parere indicano quel che è successo. Nella consulenza dei tecnici del pm non si legano i fatti l'uno all'altro. Non ci sono nessi causali, insomma. La frattura della vertebra L3 ha originato i problemi al midollo e la sostanziale immobilità".
"Bisogna ripartire dalla perizia - conclude il padre di Stefano Cucchi -  per valutare l'operato di chi è coinvolto in questa vicenda ed ha responsabilità nella morte di mio figlio".

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